Focacce votive

Focacce votive
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Il rapporto tra cibo e lutto è antico quanto l’uomo e riflette ideologie strettamente legate alla paura ancestrale della morte: il cibo ha valore apotropaico, serve ad esorcizzare la morte nella speranza che nell’al di là si possa continuare a banchettare al cospetto degli dei.

Nell’antica Roma, sulla tomba del defunto veniva fatto un sacrificio animale a cui seguiva un banchetto a base di carne di maiale, il silicernium, a cui potevano partecipare solo i parenti più stretti. Nove giorni più tardi, terminato il lutto, si procedeva alla coena novemdialis, un altro banchetto a cui partecipava il resto della famiglia. Il numero nove è simbolico: nove erano anche i giorni in cui si festeggiavano i Parentalia, feste in onore dei defunti che si svolgevano per nove giorni, dal 13 al 21 febbraio, al termine dei quali di nuovo si organizzava un banchetto a cui partecipavano idealmente i parenti morti, i larvae conviviales.

Il cibo votivo più comune era rappresentato dall’offerta di pani o focacce, di varia forma, impastate con farina di farro e acqua. Catone, nel De Agri Cultura, cita varie ricette con cui realizzare questi pani, spesso arricchiti con uova e grassi. Durante il Medioevo persero il loro carattere sacro, ma si continuò a sfornare pani speziati con frutta secca con ricette che sono giunte fino a noi quasi inalterate, come il Pan dei Santi in Toscana, il Pan dei Morti in Lombardia e molti altri per tutta la Penisola.

Due ricette simili per due tipi di focacce: il libum e il savillum.

LIBUM

500 gr. di formaggio fresco (tipo ricotta o tomino fresco), 250 gr. di farina di farro, 1 uovo, sale q.b., foglie di alloro per decorare (facoltative)

Semplicemente si impastano gli ingredienti per fare delle focacette, da decorare con le foglie di alloro. Cuociono in forno caldo a 180° per 15 minuti

SAVILLUM

300 gr. di formaggio fresco, 250 gr. di farina di farro, 100 gr. di miele fluido, 1 uovo, semi di papavero

Si impasta il formaggio con la farina, il miele e l’uovo. Stavolta si unge una teglia a misura e si versa l’impasto che dovrà essere alto ca. 3 cm. Cuoce in forno a 180° per 30 minuti. Poi si sforma e si cosparge di semi di papavero.

Si possono servire con del prosciutto crudo stagionato, che già era presente sulle tavole dell’antica Roma.

 

E. Carnevale Schianca- La cucina medievale

Nadia Padalino, esperta di cucina storica