Mese: Ottobre 2018

Le fave delle Parche

Le fave delle Parche

Pellegrino Artusi, riguardo alle fave dei morti: “Queste pastine sogliono farsi per la commemorazione dei morti e tengono luogo della fava baggiana, ossia d’orto…. Tale usanza deve avere la sua radice nell’antichità più remota poiché la fava si offeriva alle Parche, a Plutone e Proserpina 

Filtri d’amore

Filtri d’amore

“Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di metterle al rogo”  Voltaire Chi erano le streghe? o meglio: chi veniva considerata strega? Befane, fattucchiere, scope e pentoloni, sortilegi e riti magici…? Niente di tutto questo: erano donne che conoscevano le proprietà medicamentose 

Pane etrusco

Pane etrusco

Poco si sa sull’alimentazione degli Etruschi, ma di certo, anche al più ignorante in materia, verrà in mente l’affresco di una famosa tomba nella necropoli di Tarquinia: si banchetta semisdraiati in un’atmosfera lieta e gaudente.

Cosa mangiavano? Sicuramente cereali, in  forma di zuppe o farinate, carne arrostita, verdure e poi, nella seconda parte del banchetto, dolci e frutta, il tutto innaffiato da vino addolcito con il miele. La tradizione romana non si è discostata molto da questa cucina che ripropone anche nei secoli successivi. Permane anche la tradizione di cominciare il pasto presentando delle uova, in genere sode, come propiziatorie di felicità, da cui il detto “ab ovo usque ad mala“, cioè dall’uovo alla frutta con cui si concludeva il pasto.

C’erano poi vari tipi di pani aromatizzati e lavorati con materie grasse come l’artolagano, pasta lievitata a cui si aggiunge olio, latte, strutto o vino.

Un pane speciale, molto buono, è farcito con olive e risulta una specie di focaccia salata.

Ecco la mia ricetta

Pane alle olive

400 gr. di pasta da pane lievitata, meglio con lievito madre

Per farcire: 100 gr. di olive, 2 uova, garum, sale, olio EVO

Dividere la pasta a metà e stenderne mezza in un impasto non troppo sottile. Foderare uno stampo da 22 cm di diametro. Tritare grossolanamente le olive e condire con il garum, aggiungere due uova sbattute e regolare di sale. Versare nello stampo e coprire con la metà di pasta stesa a chiudere come coperchio. Irrorare di olio e cuocere a 180° per circa 40 minuti. Ricordatevi di fare il buco nel mezzo per far uscire il vapore.

Il garum è la famosa salsa romana a base di pesce. Per chi non amasse il genere si potrebbe tentare di sostituirla con dell’olio in cui si siano fatte sciogliere due acciughine sotto sale. Meglio la pasta madre perché più filologica del lievito di birra che dà anche un profumo a mio parere, troppo intenso.

Quello che dico sempre per la cucina medievale, tanto è più valido per la cucina antica: quella che facciamo è rievocazione storica, insomma ci si prova, non potremo mai sapere quali fossero i veri sapori di una cucina così lontana da noi.