Madonna Caterina Sforza

Madonna Caterina Sforza

La mattina seguente, che el fu el di de pasqua rosata…se montò a a cavallo…et cum mirabile ordine se dette principio ad intrare in Roma essendo noi tucti insieme et apresso a la prefata Madonna. Era la sua S. vestita de una mantelina de brocato morello indamaschino una giupa de gitanino raxo cremisino et maniche de brocato morello, et benissimo ornata di gioglie.

…et subito venne in sala per desinare et fu data lacqua ale mano e se ne andò a taola essendo venuto uno putino in forma de angelo ad anonciarlo in versi. Relazione anonima di un cavaliero al seguito di Caterina Sforza, Ms. Milano

La Madonna in questione è in realtà una ragazzina di tredici anni. Era il 26 maggio 1477 e la giovanissima Caterina entra a Roma per sposare Girolamo Riario di vent’anni più grande di lei. Era partita un mese prima da Milano, lasciando la casa paterna; il padre, Galeazzo Sforza, era morto l’anno prima, assassinato da una congiura di nobili. Lei, figlia illegittima di Lucrezia Landriani, morta la madre prematuramente, viene adottata dalla matrigna Bona di Savoia ed amorosamente allevata dalla nonna paterna Bianca Maria Visconti. Ebbe una formazione umanistica, conosceva il latino e leggeva le opere dei classici ma amava molto anche la caccia e dimostrò presto un forte carattere battagliero. All’età di dieci anni viene promessa sposa a Girolamo Riario, figlio di Bianca della Rovere, dunque nipote del papa Sisto IV; il giovanotto, insieme al fratello Pietro, era già famoso nella Roma mondana del quattrocento per spregiudicatezza e arroganza:

Abili quanto spregiudicati, ambiziosi quanto arroganti, dediti ad ogni piacere della vita si concedono ogni lusso a spese del bilancio papale…Pietro è rimasto alla storia per avere organizzato nel 1473 due lussuosi banchetti prima di morire tragicamente a soli 28 anni a conclusione di una vita sciagurata.

C. Benporat, Feste e banchetti

La sua vita non sarà affatto facile: tre mariti ( di cui due, il Riario e Jacopo Feo, assassinati) e sette figli, era a Roma durante i disordini seguiti alla morte di Sisto IV, in prima persona sulle barricate, poi nella sua Imola assediata e infine prigioniera a Castel S. Angelo. Madre di quello che diventerà il famoso Giovanni Dalle Bande Nere, morirà di polmonite il 28 maggio 1509 a 46 anni, dopo un’esistenza fiera e battagliera.

Esiste un manoscritto (ms. Buhler 19) dal titolo Convito del conte Jeronimo che fa probabilmente riferimento proprio al banchetto organizzato per le nozze della giovanissima Caterina con Jeronimo o Girolamo Riario, per quel 25 maggio 1477. La firma è di un celeberrimo cuoco dell’epoca, Mastro Martino da Como. Invitati 180, portate 24 e ben 78 i piatti diversi serviti, soprattutto a base di carne.

Si comincia con fichi, pere e pignoccati; poi carni arrosto e lesse inframezzate da torte di formaggio e di verdura; a finire biscotti, cialdoni, marzapani e ovviamente:

colacione de confetti che alvero non si vide mai sì digna cosa, ne sì abondante ne sì preciosa.

Il tutto, immaginiamo, innaffiato da vini pregiati di ogni sorta. Ad ogni cinque imbandisone li venia uno putino portato su un carro che recitava versi, poi danze e musiche.

…lo Ill.S Conte sè gloriato a noi de essere el più contento homo del mondo per questa Madonna….

Dedichiamo all’ adolescente Caterina, la dolcezza dello zucchero e l’amaro delle mandorle riunite in un dolce semplice, sempre presente sulle tavole rinascimentali: il marzapane, secondo la ricetta di Mastro Martino, profumato con acqua di rose. Per saperne di più sul marzapane, clicca qui

Stessa quantità di mandorle e zucchero passate al mixer con poca acqua di rose in modo da ottenere un impasto morbido. Si stendono in teglia su un letto di pasta fillo o, meglio, di ostia, ad un spessore di circa un cm. Bagnare con acqua di rose e spolverizzare di zucchero. In forno a fuoco basso sui 150° per circa tre quarti d’ora.

Non avendo a disposizione della pasta fillo ho fatto delle cialdine semplicissimi con acqua e farina, ma il risultato è sicuramente migliore con della pasta industriale. Me ne scuso con Mastro Martino…