“Nec spe nec metu”

“Nec spe nec metu”

Il 15 febbraio 1490 la sedicenne Isabella D’Este lascia la sua casa di Ferrara per andare in sposa a Mantova a Francesco Gonzaga in cambio di una dote di 25.000 ducati; al seguito, quattordici bauli, dipinti dal famoso artista ferrarese, Ercole de’ Roberti. I cronisti dell’epoca raccontano che furono 17.000 i forestieri invitati alla cerimonia e che l’evento fu ricordato con una medaglia raffigurante il profilo degli sposi.

Tiziano, Ritratto di Isabella, da Wikipedia

Definita da Niccolò da Correggio, “la prima donna del mondo”, Isabella d’Este è una delle più importanti figure del Rinascimento: non bella, con un fisico non certo statuario, ma di una vivacità intellettuale che colpisce. Colta, raffinata, le fu impartita un’istruzione classica:

«Interrogata di più cose cosi da mi como da li altri, rispondeva con tanto intellecto e con lingua tanto expedita, che a mi parve un miraculo che una puta di sei anni facesse così digne risposte; benché prima mi fosse ditto de lo singulare inzegno suo, no havaria mai extimato il fosse stato tanto ni tale» A. Luzio

Le piaceva danzare e suonava con abilità il liuto e il clavicordo. La sua grande passione era la letteratura, i libri che collezionava in quantità.

«Voressimo che uno dì mandasti uno di vostri per tutte le appoteche de libri da vendere sono in Venetia et facesti fare notta de tutti i libri che lì sono in vulgare, tanto in rima quanto in prosa, che contengono batalie, historie et fabule, cossi de moderni come de antigui, et massime de li paladini de Franza, et ogni altro che se trovarà et mandarceli quando più presto potereti» A. Luzio

A Mantova nel castello di San Giorgio, Isabella scelse due stanze per creare un suo spazio dedicato all’attività intellettuale e al collezionismo. Uno è il famoso “Studiolo”, dove la  marchesa si dedicava allo studio dei classici e della filosofia; lì è intagliato il motto della marchesa, ripreso da Ciocerone, “nec spe, nec metu”, traducibile con “nè con falsa speranza, nè con timore“; l’altra è la “Grotta” dove conservava la collezione di antichità e di oggetti preziosi a cui si dedicò per tutta la sua lunga vita. Morirà infatti all’età di 65 anni, vedova del marito Francesco morto del “mal franzese“, con sei figli e in mezzo ad intricate situazioni politiche che Isabella seppe gestire con grande intelligenza e lungimiranza. Nella sua vita ebbe modo di incontrare personaggi illustri, il Bembo, Machiavelli, Ariosto; artisti del calibro di Leonardo, Mantegna, Tiziano. Ebbe una vita ricca e piena, fatta di belissimi e preziosissimi abiti, di oggetti rari e preziosi, ma anche segnata da lutti e dispiaceri: la morte prematura di due figlie in fasce, il tradimento del marito con la cognata Lucrezia Borgia… Sicuramente una donna di grande fascina e personalità:

«Se nella Lombardia verrete, v’occorrerà la signora Isabella marchesa di Mantova: alle eccellentissime virtù della quale ingiuria si faria parlando così sobriamente, come saria forza in questo loco a chi pur volesse parlarne», Baldassare Castiglione, Il Libro del Cortegiano

Torniamo alla gastronomia: cuoco estense alla corte di Ferrara, ma anche di Mantova, fu Cristoforo di Messisbugo, che scrisse uno dei ricettari più famosi del Rinascimento, Banchetti.   

Sicuramente ebbe parte nella formazione culinaria e sensoriale della marchesa. La leggenda vuole che in suo onore venne inventata la famosa “Torta delle rose”, cucinata proprio in occasione della sua entrata a Mantova, una torta di panbrioche, burrosa e zuccherosa con tanti rotoli di impasto che ricordano un mazzo di boccioli di rose. Le ricette sono moltissime, variamente aromatizzate e preparate. Questa è la mia:

Per l’impasto del pan brioche: 500 gr. di farina, 200 gr. di pasta madre rinfrescata, 100 gr. di zucchero, 80 gr. di burro fuso, 2 uova, un pizzico di sale, la buccia grattuggiata di un limone, latte q.b. Per farcire: 120 gr. di burro molto morbido, 120 gr. di zucchero

Si fa un impasto morbido con tutti gli ingredienti in planetaria e si lascia riposare finchè non raddoppia di volume. Poi si stende in una sfoglia non troppo sottile e si spalma della miscela cremosa di burro e zucchero; arrotolare e tagliare a cilindri di una decina di cm.

Disporre i cilindri in una teglia imburrata, non troppo stretti, far lievitare per circa due ore e cuocere in forno caldo a 170° per circa 40 minuti.