La ginestrata

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Il pistacchio arriva a Roma dalla Siria intorno al 35 d. C. portato da Lucio Vitellio, legato di Tiberio , il quale provò ad iniziarne la coltivazione nei pressi del lago Fucino, in Abruzzo. Ma la pianta non riuscì mai ad acclimatarsi e nel ‘500 era Venezia il maggior mercato del pistacchio che veniva importato dalla Siria e dall’Egitto.

Fu un ingrediente molto amato ed usato per fare farcie, salse e confetteria per tutto il Medioevo insieme ai pinoli e alle mandorle.

Nell‘ “Arte di ben cucinare” di Bartolomeo Stefani, testo non più medievale perchè datato 1662, c’è una ricetta particolare che utilizza pistacchi: la ginestrata. Non so bene a cosa faccia riferimento il nome di questo dolce morbido e fresco, ma vale la pena assaggiare!

Ginestrata

150gr. pistacchi tritati         150gr. farina di riso        mezzo lt di latte        75 gr. canditi        3 cucchiai di zucchero         80 gr. uvetta            80gr. pinoli         acqua di fiori di arancio

Pigliarai due libre di Pistacchi mondi e pelati, pesti nel mortaro. Li stemprarai con vinti biccchieri di latte…

le dosi sono un  po’ abbondanti come al solito. Per fare una torta per 4 persone basteranno 150 gr. di pistacchi tritati, da mettere in pentola con zucchero, latte e farina di riso. Si fa cuocere una mezz’oretta su fuoco dolce, poi si aggiungono gli altri ingredienti.

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Si versa il tutto in una teglia bagnata con acqua di fiori di arancio e si fa raffreddare.

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Buona fredda anche dopo sosta in frigorifero. Profumata e dal sapore mediorientale.

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