Una zuppa per scaldare il cuore

Una zuppa per scaldare il cuore

C come cece, cicere, cecero…ma anche R come rosmarino

I legumi, conosciuti dall’uomo da millenni, sono stati il cibo proteico dei poveri, quando la carne era un bene di lusso e in pochi potevano permettersela. Ceci, cicerchie, lenticchie e fagioli (quelli piccoli, bianchi, screziati di nero) vengono consumati per lo più bolliti, interi o schiacciati per farci zuppe. Flatulenze a parte, i ceci erano considerati afrodisiaci: lo ricorda Orazio che parla di ceci fritti in olio, lo scrive Plinio, ricordando ceci canditi di “Venere” offerti e consumati nelle veglie rituali. (Revelli-Sorini-Cutini).

Il Ros Marinus, la rugiada marina, o forse rops myrinus, rametto profumato, se preferite il greco; per gli egizi erano simbolo di immortalità, per i romani della morte. Si intrecciavano corone di rosmarino e mirto per onorare i defunti, ma all’opposto, il suo profumo era ritenuto afrodisiaco. Nella Francia di Luigi XIV le signore si profumavano con un’acqua al rosmarino, fatta lasciando in infusione i fiori in alcool. Si chiamava Acqua di Ungheria. Ecco la ricetta tratta da  un’opera alchemica del 1674, “La Chymie cha­ritable et facile, en faveur des dames” di Marie Meurdrac:

Nella Città di Budes del Regno di Ungheria del 12 ottobre 1652, si trovò scritta la presente ricetta nelle Ore della Serenissima Isabelle, Regina del detto Regno. Io Donna Isabelle Regina dell’Un­gheria, di 72 anni, molto invalida e gottosa, avendo usato per un anno intero la successiva ricetta, che mi diede un Eremita che io non avevo mai visto e che non ho desiderato di vedere dopo, fece tanto effetto nei miei riguardi, che nello stesso tempo guarii, e recu­perai le mie forze; al punto che sembrando bella a cia­scuno, il Re della Polonia mi chiese in sposa:

Prendete due libre di ac­quavite distillata quattro volte, ventidue once di cime e fiori di Rosmarino, che si metteranno in un vaso ben tappato per un tempo di cinquanta ore; e poi mettere il tutto in un Alambicco per distillare a Bagno Maria. Una volta alla settimana, di mattina, se ne prenderà il peso di una dramma, in un brodo fatto di carne: ci si laverà la faccia tutte le mattine, e ci si strofinerà la parte malata o gli arti invalidi. Questo rimedio rinnova le forze, e fa buono spirito, pulisce tutte le macchie della pelle, fortifica gli spiriti vitali nella loro naturalezza, re­stituisce la vista, la conserva, e allunga la vita: è eccellente per lo stomaco, e per il petto, strofinandovelo sopra. Io ho tratto questo raro segreto da un Libro originale scritto di mano di Sua Mae­stà l’imperatrice Donna Maria, figlia dell’Imperatore Carlo Quinto; che dopo la sua morte mi fu rappresentato da una delle Damigelle che aveva al suo servizio; io lo ho copiato di mia mano, e lo ho scelto tra parecchi altri segreti che aveva.” (www.ilgiardinodeisemplici.eu)

Da par mio vi rinnovo la ricetta di Mastro Martino della zuppa di ceci: buona, profumata e corroborante. Clicca qui per il link: Brodo di ciceri