Riso e rose

Riso e rose

“Pesami ancora che tutti non abbiate conosciuta la duchessa Beatrice di Milano… per non aver mai più a maravigliarvi di ingegno di donna” (I. III, c. XXXVI).

Baldassar Castiglione, Il cortegiano

Beatrice d’Este sorella della (forse) più famosa Isabella, era nata a Ferrara nel 1475, figlia di Ercole d’Este e di Eleonora d’Aragona. Pare che il padre non fosse molto contento della nascita di un’altra bambina perché aspettava un erede maschio dopo la prima figlia, Isabella, nata l’anno prima; ma le figlie femmine possono comunque essere utili per stipulare accordi matrimoniali vantaggiosi, e così fu per Isabella, che sposerà Francesco Gonzaga di Mantova e Beatrice che andrà sposa a soli 15 anni a Ludovico il Moro, signore di Milano.

Le trattative matrimoniale erano cominciate nel 1480, quando la piccola aveva solo cinque anni e definitivamente firmato nell’89.

Il matrimonio si celebrò il 17 gennaio 1491 nella cappella del castello di Milano a cui seguirono giorni e giorni di festeggiamenti; da ricordare il torneo durato tre giorni, dal 26 al 28 gennaio, per il quale Leonardo disegnò alcuni costumi.

Di Beatrice sappiamo che amava le cose belle e il lusso uniformandosi così al gusto allora diffuso nei ceti aristocratici; amava viaggiare facendo sosta nei castelli di sua proprietà a Pavia, Vigevano, Abbiategrasso, Galliate, Novara, Mortara, Groppello,

Negli anni in cui visse (pochi in verità) la corte milanese accolse artisti e letterati: Leonardo e Bramante, il Merola e il Calcondila, Gaspare Visconti ed il Bellincioni.

La vita delle donne del Rinascimento, anche se ricche ed importanti, non era facile; se i loro consorti potevano perire sul campo di battaglia più o meno onorevolmente, a loro toccava un gran numero di gravidanze che sfiancavano il fisico, spesso di puerpere poco più che bambine.

Questa stessa sorte di molte altre donne toccò anche a Beatrice: infatti il 3 gennaio 1497 il Moro annunciava la morte della duchessa, mentre metteva al mondo il terzo figlio appena ventiduenne, al cognato marchese di Mantova, con parole di vero dolore. Lasciava due bambini di quattro e due anni.

Questa è la storia, a dire il vero piuttosto triste. La sorella Isabella avrà vita più lunga, ma probabilmente non troppo felice. Meglio la leggenda che è legata ad avvenimenti più lieti e soprattutto ad una torta che anche oggi viene cucinata a Vigevano a ricordo della duchessa. Facendo una ricerca in rete (e grazie ad amici golosi) ho scoperto questo dolce profumato all’acqua di rose con un morbido ripieno a base di riso, mandorle e canditi. La leggenda appunto, racconta che fu ideato da Beatrice nel 1491 proprio nel castello di Vigevano dove amava soggiornare con lo scopo di attirare l’attenzione del marito su di se, un marito troppo impegnato a far politica fuori casa. Per questo utilizzò l’acqua di rose considerata un potente afrodisiaco. Non so se amasse veramente quest’uomo più vecchio di lei di 25 anni e non so neppure se l’acqua di rose abbia quell’effetto. Esiste però un altro dolce che arriva dalla Persia, il Dolce dell’amore, la Persian Love cake, che racconta di una medesima storia d’amore e sempre a base di acqua di rose.

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Al di là di tutto questo romanticismo, da storica mi corre l’obbligo di dirvi che la stessa torta la si ritrova nel ricettario di Mastro Martino, coevo di Beatrice e probabilmente conosciuta dai suoi cuochi di corte. Qui e qui trovate la ricetta storica, ma se volete provare a far innamorare qualcuno, ecco la ricetta “leggendaria”:

Torta del Moro

400 gr. di frolla

200 g di riso, 500 ml di latte 30 g pinoli, 2 uova intere, 100 gr. di zucchero, 30 gr. di burro, 100 g di mandorle in polvere, 80 di cedro candito mandorle, due cucchiai di acqua di rose, poca cannella in polvere.

Cuocere il riso in acqua salata per circa 15 minuti, poi scolare e aggiungere il latte tiepido. Cuocere fino ad assorbimento del latte. Aggiungere il burro e lo zucchero, far sciogliere e poi allontanare dal fuoco per far raffreddare. Unire gli altri ingredienti ed amalgamare molto bene.

Stendere la frolla in due cerchi: metterne uno in uno stampo da 24 cm di diametro, farcire con il ripieno e ricoprire con il secondo disco di frolla, Cuoce a 175° per circa mezz’ora.

Ho rifinito la torta come avrebbe fatto Mastro Martino: con due cucchiai di zucchero a velo mescolati con poca acqua di rose ho lucidato la superficie della torta per renderla ancora più profumata.