Dolce come il miele

Dolce come il miele
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Il primo dolcificante della storia è stato senza dubbio il miele. La civiltà egizia conosceva l’apicoltura: in un affresco di 4000 anni è rappresentata la tecnica con la quale si produceva il miele e non solo. Furono infatti gli egiziani a produrre per primi l’idromele, una delle bevande alcoliche più pregiate che si continuò a consumare largamente per tutto il Medioevo. Anche cera e propoli erano utilizzate abitualmente.

Nel mondo greco le api erano allevate con estrema perizia fin dai tempi più remoti e si racconta che nel V secolo solo in Attica ci fossero almeno ventimila alveari. Il miele, quindi, presente nella dieta degli antichi greci, era alla base di numerosi cibi come le torte al miele e le cotte mielate di cui si parla nella Batracomiomachia, ma veniva anche utilizzato per addolcire il vino o per fare conserve di frutta.

Anche i Romani utilizzavano il miele a piene mani, per svariate ricette sia dolci che salate. Apicio lo consiglia per conservare “ficum recentem, mala, pruna, pira, ceresia”, mettila nel miele badando bene che non si tocchi; lo usa per condire la lattuga e la cicoria, ma anche la carne e i legumi.

Ricettina per un piatto versatilis vice dulcis, come dolce, da Apicio, I sec. d.C.:

“prendi pinoli e noci, puliscili e abbrustoliscili, mescolali con miele, pepe e liquamen , latte, uova poco vino e olio.”

Piatto versatilis

Prendete 4 uova sbattute con circa 100 gr. fra noci e pinoli tostati in padella e tritati, 3 cucchiai di miele fluido di acacia o millefiori, mezzo bicchiere di latte, due cucchiai di vino bianco secco, un pizzico di sale, un pizzico di pepe bianco, un cucchiaino di Garum. Cuocere in padella unta di olio.

Provate. E’ una frittatina molto buona, se avete il coraggio di osare, aggiungete il liquamen o garum, famosa salsa a base di acciughe e pesciolini lasciati macerare al sole; può essere servita come una specie di crepes cosparsa di miele, come dolce leggero. Il termine versatilis, significherebbe da versare.

Nel Medioevo si continua a praticare l’apicultura. Scene che rappresentano la raccolta di sciami, cera e miele è documentata dal Codice Barberini 592, redatto nel 1087 nell’abbazia di Montecassino, oggi alla Biblioteca Vaticana.

Barberini 592 Apicoltura
Barberini 592
Apicoltura

Grandi proprietari di arnie si registrano per tutto il medioevo: in Inghilterra, in Germania, in Olanda e in altri paesi del Nord Europa con diverse tipologie di arnie (giunchi, contenitori di creta, di bronzo).

Dal Tacuinum Sanitatis (XI sec) si evince che venisse usato anche a scopo terapeutico:

Miele: di natura calda e secca, meglio ancora nel favo, purifica, è lassativo e impedisce la corruzione delle carni, ma dà sete ed altera, si consiglia di mangiarlo con mele mature.

Nel Liber de Coquina viene usato come salsa dolce per condire crispae, crispelle e mistembec. Col tempo l’uso del miele comincia a diminuire a favore dello zucchero bianco raffinato. Oggi ne esistono svariati tipi: monofloreali, in genere più pregiati e dall’aroma deciso, o millefiori, dal sapore più  delicato; di conseguenza variano il colore, la consistenza, il sapore e le proprietà organolettiche. Insomma ad ognuno il proprio miele!

Preparazione del garum medievale www.godecookery.com
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