Meloni, poponi, angurie…

Meloni, poponi, angurie…

Cominciamo subito col dire che la questione è estremamente complessa; i nomi per la cucurbitacea annualis sono tanti e si diversificano per varietà e forme. La storia della loro diffusione in Occidente è complessa perché è difficile identificare il frutto: che cosa erano il pepon di Dioscoride o il melopepo  di Plinio?

Pier De’ Crescenzi, scrittore e agronomo, nato nel 1233, scrive che i meloni sono di due sole varietà: quelli gialli e profumati e quelli verdi, lunghi e ricurvi. Quindi probabilmente i primi sono i meloni, ma i secondi non corrispondono alle nostre angurie.

Nel ‘400 il Platina descrive due varietà di meloni, di nuovo si parla di tondi ed oblunghi; il termine usato è poponi. Il termine cucumeres appare per la prima volta in Plinio che racconta di un frutto della Mesia (oggi corrispondente alla Serbia e Bulguria), simile ad un cetriolo molto grande, quindi verde. Sempre Plinio cita un altro frutto che chiama melopepo che sembrerebbe essere un’altra varietà ancora.

Riassumendo nella folta selva di nomi e frutti, sicuramente il melone giallo, dolce e profumato era già conosciuto nell’antichità, mentre comincia ad essere utilizzato in cucina solo dopo il ‘400, quando cominciano ad apparire le prime ricette, generalmente zuppe, addensate come era uso, con tuorli, oppure pestato e passato come ripieno per torte salate.

Un’altra cosa certa sono le illustrazioni dei Tacuina Sanitatis, dove sono chiaramente raffigurate delle angurie o cocomeri che dir si voglia, identici ai nostri; siamo dunque autorizzati a credere che l’introduzione di questo frutto in occidente sia avvenuto intorno all’XI sec.