Io Saturnalia!

Io Saturnalia!

Cum solstitiali die, qui Saturnaliorum festa quibus illa convivia celebrata sunt consecutus est, forensi cura vacuus laetiore animo essem domi…

Essendo a casa libero dal lavoro forense, con animo più lieto, nel giorno del solstizio che seguì alla festa dei Saturnali, per i quali furono svolti quei banchetti…

Chi parla è Ambrogio Teodosio Macrobio, scrittore ed erudito romano vissuto tra la fine del 300 e l’inizio del 400 d. C. Scrisse i Saturnalia, sette libri, in cui si immagina un dialogo erudito tra amici, svoltosi in tre giornate, scandite da pranzi e cene in occasione, appunto dei Saturnalia.

I Saturnalia erano “una delle più diffuse  e popolari feste religiose di Roma antica, che si celebrava ogni anno, dal 17 al 23 dicembre, in onore di Saturno, antico dio romano della seminagione…dio dell’età dell’oro, quando gli uomini vivevano felici, nell’abbondanza di tutte le cose e in perfetta uguaglianza fra loro; e tali condizioni di quel tempo fortunato si volevano rievocare in quei giorni…si festeggiava con conviti e banchetti l’abbondanza dei doni della terra e si concedeva agli schiavi la più larga licenza.”

Sempre Macrobio riferisce di un’altra tradizione secondo cui i Saturnalia erano stati istituiti dai compagni di Ercole rimasti in Italia; un’ulteriore tradizione riferita da Varrone  faceva risalire i queste feste ai Pelasgi insediatisi in  Italia dopo averne scacciato i Siculi. In ogni caso le feste di Saturno risultavano molto antecedenti alla fondazione di Roma ed erano celebrate anche in Grecia, in particolare ad Atene con il nome di Feste Cronie. Egli sostiene che anticamente i Saturnali si svolgevano il quattordicesimo giorno precedente alle calende di gennaio cioè il 17 dicembre, e che in quel giorno si festeggiavano sia Saturno, sia la dea Opi, sua moglie, entrambe divinità legate all’agricoltura.

La festa, dunque, cominciava il 17 dicembre con un sacrifio solenne al tempio di Saturno, poi seguiva un banchetto pubblico, mentre nelle case si organizzavano feste e conviti privati, dove si mangiava abbondantemente e ci si dedicava al gioco dei dadi. Ogni giorno era dedicato ad una divinità diversa: il 18, Eponalia, dedicata a Epona, dea dei cavalli, il 19, Opalia, dedicata a Opi, il 20, Sigillaria, festa degli ex-voto, il 21, i Divalia, per la dea Angerona, il 23 i Larentalia, ultimo giorno di festa, dedicata ai Lares.

Dal 21 al 25, si festeggiavano le feste più importanti, dedicate al Dies Natalis Solis Invicti, al sole invincibile, legate al culto di Mitra, festeggiata ufficialmente la prima volta nel 274 dall’imperatore Aureliano. Non a caso la festa cade durante il solstizio invernale: si accendevano tante candele per illuminare la note più lunga.

Durante questo periodo, ci si scambiava il saluto rituale, Ego Saturnalia! (una sorta di buon Natale!) e ci si scambiavano piccoli doni.

I reperti sono stati fotografati al museo archeologico Castello di San Giorgio di La Spezia

Approfondimenti

Treccani on- line, Wikipedia

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