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Il vino medievale

Il vino medievale

Nel Medioevo tutti bevono vino, generalmente annacquato, ovviamente di qualità diverse a seconda della disponibilità economica. La grande rinascita della viticoltura va collocata probabilmente dopo l’anno Mille come risposta all’aumento della domanda che va di pari passo con lo sviluppo del modello di vita urbano. 

Noce moscata e macis

Noce moscata e macis

Il cuoco medievale non utilizzava mai una sola spezia per preparare i piatti da portare in tavola. Ogni piatto, che fosse carne o pesce, una zuppa piuttosto che una torta era sapientemente profumata con miscele di spezie. Nelle case grandi e ricche il compito di 

In alto i calici

In alto i calici

Secondo la teoria dei quattro umori corporali di Galeno tutti gli alimenti erano suddivisi in quattro categorie fondamentali: caldo e freddo, umido e secco. Questa teoria fu ripresa dal “Theatrum Sanitatis” scritto da un medico di Baghdad nel XI sec. poi tradotto in latino nel XIV sec; doveva essere un maneggevole  prontuario medico e

tratta delle sei cose che fanno star bene un uomo: l’aria, il cibo e la bevanda, il moto e la quiete, il sonno e la veglia, il regime degli umori , la regola della gioia, del timore e dell’angoscia.

Quindi bilanciando gli uni e gli altri si rimaneva in perfetta salute. Anche le bevande rispettavano queste regole: il vino rosso è caldo e umido, mentre quello bianco è freddo e secco. In base a questa teoria, secondo il Tacuinum Sanitatis. enciclopedia medica dell’XI sec, il vino rosso profumato, cura l’oftalmia, ma nuoce ai sensi. Per eliminare questo inconveniente basta mangiare cuori di lattuga.

Il vino(rosso) è buono per i tempi invernali..ci sono poi altre bevande rinfrescanti che convengono…nei tempi estivi.”

Tractatus de modo preparandi e condiendi omnia cibaria

Il vino rosso è quindi il più gradito sulle tavole medievale:

Il nostro discorso cominci dal vino, la prima bevanda, migliore e più degna, preferita da tutti quanti. Infatti corrobora lo spirito, le membra, fa digerire i cibi, migliora le situazioni cattive, porta via tristezze e dolori e rende l’uomo ilare e giocondo. Dico questo solo se il vino è buono e non corrotto, e preso con moderazione. Infatti il vino corrotto, fa il contrario, impedisce la digestione, rovina i cibi, genera sangue cattivo, rende l’uomo triste, pigro e pensieroso.”

Per evitare questo inconveniente, si era soliti allungare il vino con miele e poi farlo bollire; si schiumava e si aggiungeva zafferano che “dat colorem e bonum saporem.”

Se comunque il vino andava a male c’erano vari espedienti, comme aggiungere mollica calda di pane d’orzo oppure foglie di alloro o altre spezie. Chissà se funzionavano…

Per fare il “Claretum“, si aromatizzava il vino  con cinnamomo, zenzero, galanga, chiodi di garofano e pepe lungo; poi il solito miele e bollire.

Per fare il “Moretum“, si aggiungono more e miele al vino rosso. “bonum est in secundo anno, melius tertio et quarto.”

Questi vini sono, ovviamente, gli antesignani del nostro vin brulè. A fine pasto si beveva l‘Ippocrasso, vino speziato e profumato, che si può realizzare usando questa pozione; è una delle tante, questa preparata a caldo e solo con due spezie.

Ippocrasso

Per 1 lt. di vino rosso, mescolare 150 gr. di zucchero e cannella e zenzero a vostro piacimento. Vi consiglio di scaldarlo leggermente in modo da sciogliere bene lo zucchero. Si lascia riposare per una mezza giornata e poi lo si filtra più volte.

Ottimo per scaldarsi nelle fredde sere invernali, accanto ad un camino, nei grandi saloni di uncastello medievale….