Instrumentum diaboli

Instrumentum diaboli

L’apparecchiatura di una tavola medievale era estremamente essenziale: su tavole di legno appoggiate su cavalletti erano disposte più tovaglie o mantili, bianche e lunghe, pochi bicchieri, cucchiai e coltelli. C’era molta “intimità” tra gli ospiti che condividevano un bicchiere e un tagliere; si mangiava con le mani e l’uso del cucchiaio era riservato alle zuppe e ai brodi, mentre il coltello si forniva all’ospite di riguardo.

Resta da parlare di un oggetto misterioso, la forchetta, che rimarrà tale per molti secoli nel resto dell’Europa, ma in Italia no…perchè nella nostra penisola c’era un urgente problema da risolvere…mangiare la pasta bollente senza scottarsi le dita!

Pierantonio Mezzastris, 1430-1506, Il miracolo del Pellegrino, Assisi

Facciamo un passo indietro e cominciamo la storia dal 1300 o forse anche prima, quando venne scritto il primo libro che si possa definire di cucina: il Liber de Coquina, appunto un Libro di cucina.
In questo testo, per la prima volta viene citato un utensile da tavola, non da cucina, uno punctorio ligneo, utile, se non indispensabile, per mangiare le lasanae, le lasagne fumanti ricoperte di formaggio. Doveva essere una forchetta di legno con solo due punte.

Più o meno nello stesso periodo il novelliere Franco Sacchetti, racconta in una novella, (124) la storia di un tale Noddo D’Andrea che era campione di trangugiamento di cibi bollenti; venuto a tagliere con un certo Giovanni Cascio, è però costretto a rallentare la sua ingordigia sui maccheroni boglientissimi che stava ingurgitando con la forchetta. Leggetela, è breve e molto divertente.

Sodoma 1477-1549, Abbazia Momte Oliveto Maggiore

Dunque, mentre in Italia la forchetta si usa per la pasta, sappiamo che i papi durante la cattività avignonese nel XIV sec. utilizzavano piccoli spiedini d’oro per infilzare i bocconi di frutta per non sporcarsi le mani.

…il frate viaggiatore Guglielmo di Rubruck racconta al re di Francia Luigi IX che i Tartari usano scambiarsi i bocconi di cibo infilazandoli su forchette simili a quelle che in Occidente si usano per mangiare le mele e le pere cotte nel vino (le pere guaste).

Probabilmente la forchetta era già in uso in Occidente prima dell’anno Mille, proprio grazie agli scambi culturali con l’Oriente, passando in primis da Venezia. Pare che la principessa bizantina Teodora, andata in sposa al doge Domenico Selvo, si fosse portata in dote questo strumento che utilizzava regolarmente, scatenando l’anatema di San Pier Damiani che considerava la forchetta un instrumentum diaboli, uno strumento del diavolo!

Bartolomeo Scappi, 1570

Con buona pace del santo monaco, la forchetta divenne un oggetto di uso comune: ne sono prova i vari inventari di corredi e doni di nozze. Nannina De’ Medici, sposa di Bernardo Rucellai nel 1466, riceve in dono “una coppia di coltellini e un punteruolo forniti d’ariento”.

Botticelli 1455-1510, Nozze di Nastagio Degli Onesti

Per chi fosse ancora scettico, vi consiglio l’arte figurativa del ‘400, in particolare Botticelli, “Il banchetto nuziale di Nastagio degli Onesti” dove compaiono forchette a due punti in mano a delicate pulzelle, oppure il più umile desco dei frati benedettini a Monte Oliveto Maggiore, opera del Sodoma.
Nel ‘500, da ricordare “L’Ultima cena” del Veronese, dove un barbuto signore utilizza con eleganza una forchetta a due rebbi e un coltello per tagliare della carne, alla maniera “veneziana”. Ormai la forchetta era diventata un ogetto di uso comune, almeno sulle tavole signorili.

Paolo Veronese, 1528-1588, Convito in casa di Levi, Venezia

Nel resto dell’Europa si dovrà aspettare il XVIII secolo per vederne un uso corrente.