Cibo: Gusto e Voce della Materia di Enzo Ianni

Nel 1862, il filosofo tedesco Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872), pubblica un breve saggio dal titolo “Il mistero del sacrificio o L’uomo è ciò che mangia. La proposta filosofica umanistico-naturalista di Feuerbach muove da una considerazione di base: il nutrimento è una condizione necessaria per ogni attività umana, fisica ed intellettuale.

La fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della conoscenza”.

In altro contesto storico, e con altra formulazione, già Platone, nella Lettera VII, ed Aristotele, nella Metafisica, avevano preso in considerazione questo tema. Il quadro filosofico di riferimento dell’antica Grecia era chiaramente differente rispetto a quello dell’Europa Ottocentesca. Il cammino teoretico Platonico conduceva, in senso “trascendente”, dalle “cose” alle “idee”. Quello Aristotelico, in senso “immanente”, dagli “accidenti” alla “sostanza”. I due “padri” della filosofia greca avevano tracciato un itinerario gnoseologico che, muovendosi dai sensi all’intelletto, anche se in differenti direzioni, andava alla ricerca di fondamenti universali ontologicamente definiti. Alcuni echi di tale atteggiamento filosofico saranno ancora rintracciabili, sebbene con mutati paradigmi, nel criticismo illuministico di Immanuel Kant (1724-1804) e nello storicismo idealistico di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831). Quello di Feuerbach è un uomo in carne ed ossa. Il cibo diventa allora una vivida metafora ontologica. L’uomo è fatto della stessa materia del cibo di cui si alimenta. Le costituenti cognitive ed affettive umane sono materiche.

I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello, in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. […] L’ uomo è ciò che mangia”. Queste tesi trovano sostegno scientifico nella biologia e fisiologia Positivista. In quegli stessi anni infatti Charles Robert Darwin (1859) e Alfred Russell Wallace (1958) introducevano la teoria dell’evoluzione della specie. Nel 1866 Feuerbach pubblicherà “Spiritualismo e materialismo. In quest’opera l’autore sottolinea la continuità psiche-soma. Viene quindi definita la possibilità di sottoporre a misurazione l’attività psichica umana. “Il volere, come l’ uomo in generale, è legato allo spazio e al tempo”. Questo tema è particolarmente rilevante alla luce della allora nascente scienza psicologica. I primi psicofisici ed associazionisti indagavano infatti in senso metrico attività sensoriali e percettive. Il cervello diviene la sede della nostra attività mentale. In questo senso Feuerbah diede voce alla materia. “Io sono in grado di eseguire, riesco ad eseguire soltanto quel che voglio sulla base e per ordine del mio cervello, del mio organismo in generale”. Con le odierne neuroscienze si potrebbe dire che i processi psichici sono il prodotto dell’evoluzione filogenetica. Quelli che etichettiamo come memoria, emozioni, pensiero, linguaggio, sono attività elettrochimiche neuronali fortemente integrate. Tuttavia la nostra percezione soggettiva è che siano qualcosa di diverso da questo.

Riferimenti Bibliografici (Filosofici).
Ludwig Feuerbach, L’ uomo è ciò che mangia, Francesco Tomasoni (A cura di), Morcelliana, 2015.
Ludwig Feuerbach, Spiritualismo e materialismo, Ferruccio Andolfi (A cura di), Laterza, 1993.
Platone, La Repubblica, Mario Vegetti (A cura di), BUR, 2007.
Platone, Lettere, Margherita Isniardi Parente e Maria Grazia Ciani, Mondadori, 2002.
Aristotele, Fisica, Roberto Radice (A cura di), Bompiani, Milano, 2011.
Aristotele, Metafisica, Giovanni Reale (A cura di), Bompiani, 2000.
Immanuel Kant, Critica della Ragion Pura, Giovanni Gentile e Giuseppe Lombardo Radice, Laterza, 2005.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Fenomenologia dello Spirito, Vincenzo Cicero (A cura di) Bompiani, 2000.