Abbasso la forchetta!

Mangiare insieme, condividere la tavola e il cibo è caratteristica umana. Mangiare soli non era visto di buon occhio nel Medioevo, era sinonimo di ferinità, o al contrario, prerogativa degli eremiti, che sceglievano di allontanarsi dalla società civile alla ricerca di Dio.

Il rito della tavola ha un valore simbolico, sottintende un vincolo sociale ma anche rapporti di forza e gerarchie sociali che si esplicitano nella suddivisione dei posti a sedere e nella spartizione del cibo. Il galateo cambia nei secoli: se nel Medioevo mangiare molto era segno di forza e potenza (vedi Carlo Magno), dal XV sec. non si sente più questa necessità, ma resta fondamentale l’etica dell’apparire per mostrare e dimostrare le proprie ricchezze.

Il pasto più importante era quello serale. Nei grandi saloni i tavoli venivano disposti ad U: al centro, alla tavola più importante, collocata su una predella, siederà il padrone di casa con i suoi più fidi collaboratori o gli ospiti d’onore; nelle due tavole ai lati, via via decrescendo per  importanza, gli altri commensali. Più ci si allontana dal potere, meno si ha autorità. Le donne sono escluse dai banchetti ufficiali, anche se talvolta raggiungono gli invitati alla fine del pasto. Si era persa l’abitudine dell’antica Roma di mangiare sdraiati sui triclini e si preferiva mangiare seduti su scranni, secondo l’uso barbarico.

Sulle tavole si stendevano lunghe tovaglie di lino bianco, ma l’apparecchiatura era molto ridotta. Non esistevano coperti individuali: ogni ospite doveva condividere con il vicino il bicchiere e doveva portarsi da casa il coltello che  veniva offerto solo agli ospiti di riguardo. Per questo le carni e i cibi veniva portati in tavola già porzionati su piatti o vassoi da cui ognuno prendeva la propria parte e la appoggiava su taglieri o grosse fette di pane. 

Per ciascuno c’era un cucchiaio,  ma per lo più si mangiava con le mani che perciò dovevano essere lavate spesso: ad ogni portata  arrivavano servitori con bacili di acqua profumata alle rose con salviette di lino (le mappe) per asciugare le mani. Non esistevano tovaglioli ma ci si puliva la bocca con la tovaglia.(!) Nei banchetti più importanti potevano esserci delle pezze di lino appese alle pareti. Ovviamente anche queste in comune.

Non esisteva neppure la forchetta, che fa la sua prima apparizione del 1300 in Italia, ma sempre malvista, soprattutto in Francia, e quindi poco usata. Insomma, a tavola c’era molto “intimità”; a noi fa forse un po’ impressione l’idea di condividere un bicchiere o un piatto con uno sconosciuto, ma ai nostri antenati, avezzi alla promiscuità in senso lato, non faceva certo effetto! L’unico inconveniente era trovarsi a fianco un mangiatore vorace che non dava il tempo all’altro di mangiar nulla…

Per questo motivo esistevano dei veri e propri manuali di buone maniere che insegnavano la buona creamza a chi non l’aveva.

Le stoviglie potevano essere anche molto preziose: vassoi di bronzo, d’argento, perfino d’oro; bicchieri globulari in ceramica rossa, grigia o nera oppure di vetro; cucchiai per lo più di legno oppure di metallo.