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Un piatto “iconico”: il Biancomangiare

Un piatto “iconico”: il Biancomangiare

Blank maunger, Blomanger, e Blamang, Manjar Blanch, Manjar braquo, Blanmangieri, Bramangere,, Bianco mangiare, Blanc mengier, Een blanc mengier van capoenen, Blamensir, Albus cibus, Esus albabus: se c’era un cibo veramente internazionale nel Medioevo, questo era il Bianco Mangiare. Terence Scully Nonostante la lista dei nomi 

Malati e malaticci

Malati e malaticci

I malati sono “individui che stanno soffrendo per diverse malattie e disturbi”; i malaticci sono “persone dotate di sistemi digestivi delicati o impuri” così spiega Mastro Chiquart, cuoco di Amedeo VIII di Savoia nella prima metà del ‘400. La prima categoria è composta quindi da 

Mercanti non solo di spezie

Mercanti non solo di spezie

Nella seconda metà del Duecento i papi avevano vietato il commercio con i porti del Nilo per danneggiare l’economia mamelucca. Questo fatto comportò una ridefinizione del commercio internazionale.

Navigando attraverso l’oceano Indiano e il mare Arabico, le merci orientali prendevano la strada del Golfo Persico e da lì prendevano la via del Tigri e dell’Eufrate. Una seconda strada conduceva ai centri di smistamento della Siria verso Trebisonda e i porti del Mar Nero oppure a Famagosta nell’isola di Cipro.

Molti convogli si addentravano nel Mar Rosso e sbarcavano le loro merci nei porti arabi da dove si risaliva verso Damasco e Aleppo chiamata la piccola India per l’abbondanza di merci indiane che vi si trovavano. Meno usata era la via del deserto che portava al Nilo e ai grandi porti del delta da cui aveva avuto origine la leggenda che le spezie provenissero dal Paradiso Terrestre dove nasce appunto il grande fiume.

L’attività dei mercanti del Trecento si era rivolta principalmente verso l’Egitto:

Si trova per detto diserto carovane, cioè ragunate di cammelli che vengono dal Mar Rosso…ed erano i cammelli carichi di spezie, e portanle al Cairo; però che que’ dell’India più volte l’anno, con molte navi e grandi, cariche di spezie, vengono per questo Mar Rosso presso a Santa Caterina ed ivi scaricano. e poi i detti cammelli d’indi le portano al Cairo e poi dal Cairo per acqua vanno in Alessandria, dove si fanno i grandi fatti di mercatanzia e così dal detto Mar Rosso sono portate in Damasco, dove anche grandi fatti di mercatanzia si fa’.”

Giorgio Gucci, fiorentino, 1384-85

Interessante notare che il commercio avveniva anche in senso contrario, da Occidente verso Oriente; i mercanti veneziano imbarcavano sulle loro cocche panni lombardi, ariento in verga, rame, olio e zafferano.

I panni lombardi erano le stoffe di lana dell’Italia del Nord vendute a caro prezzo: infatti la lana orientale non reggeva il confronto con quella inglese che veniva lavorata negli opifici fiorentini. Già dal Duecento le esportazioni di tessuti erano massicce, non solo quelle a basso prezzo ma si esportava anche la costosa seta spagnola. Il fiorentino Gucci, alla fine del Trecento ricorda di aver visto:

drappi di seta, panni di bambagia, tele line, lavorio d’oro e d’ariento e di rame e di ottone e di tutte ragioni di vetro.

Oltre alle stoffe erano quindi imbarcati metalli, verghe d’argento e rame e sicuramente, in maniera clandestina, anche armi per cui era ufficialmente proibita l’esportazione. Verso l’Egitto andava anche l’olio di Puglia, costoso e pregiato (gli orientali preferivano friggere con il grasso di montone piuttosto che con il loro olio scadente). Lo zafferano proveniva dalla Toscana e dall’Aquilano e serviva per tingere le stoffe, nella pittura, in farmacia e in cucina.

Dal Levante arrivava la grana da tingere i panni, cioè il Kermes estratto dalla cocciniglia rossa, di cui l’Egitto aveva penuria, e poi il costoso zucchero e le uve secche di zibibbo. A Cipro vi era

un’infinità di narranzi, citroni,limoni et altri molti pretiosi fructi et certi pomi grandissimi…ai piedi del Sinai uno bellissimo zardino copioso de gentilissimi fructi cioè uva, fichi, pome granate, mandorle, datali citroni et altri noboli et delichati fructi.

Gabriele Capodilista, nobile padovano, 1458

Estratto da F. Cardini, In Terrasanta, Il Mulino, 2002

Il vino medievale

Il vino medievale

Nel Medioevo tutti bevono vino, generalmente annacquato, ovviamente di qualità diverse a seconda della disponibilità economica. La grande rinascita della viticoltura va collocata probabilmente dopo l’anno Mille come risposta all’aumento della domanda che va di pari passo con lo sviluppo del modello di vita urbano.