Gnocchi di clausura

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“Che propongano e raccolgano facili ricette d’uso quotidiano o che eseguano raffinati manufatti culinari, molte monache mantengono aperta e viva, tramite la via del cibo, una relazione pratica e propositiva con il mondo esterno al monastero, lontano ma non sconosciuto, temuto ma anche vagheggiato.”

La vita claustrale per le giovani donne (nel Medioevo e nel Rinascimento) non era sempre una scelta, ma spesso frutto di un’imposizione della famiglia per motivi economici o di politica familiare. Una figlia che affidava la propria vita a Dio, significava non disperdere il patrimonio e risparmiare denari per la dote di nozze. Senza scomodare grandi esempi letterari, dalla sventurata Gertrude manzoniana, alla povera capinera verghiana, le suore per forza erano e rimanevano donne ricche, spesso colte, ed andavano a ricoprire ruoli direttivi all’interno del monastero, erano le abbadesse, o badesse che dir si voglia.

Una di queste fu Giovanna da Piacenza (nata nel 1479), badessa nel convento di San Paolo a Parma, che aveva raccolto attorno a sé un gruppo di studiosi ed umanisti, e per la quale il Correggio realizzò nel 1519 gli affreschi nei suoi appartamenti privati, realizzando una tra le opere più importanti dell’arte italiana del ‘500. In quelle meravigliose stanze, sotto un immaginario pergolato, tra putti e puttini, sicuramente la clausura doveva essere più leggera.

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Un altro modo per mantenere i rapporti con il mondo esterno era il cibo, la cucina che è poi cultura anch’essa. E’ il caso di un’altra suora meno famosa, Suor Maria Vittoria del Verde che ci ha lasciato un quaderno di 170 ricette, compilato tra il 1583 e il 1606. Proveniente da una famiglia della buona società, viveva nel monastero di San Tommaso a Perugia; la sua è una cucina semplice, con piatti di verdura e cereali e soprattutto dolci e dolcetti, la qual cosa ci piace assai!

“Le torte, numerose, sono frequentemente a base di miele e cacio, ma accanto ad esse compaiono zuccherini, struffoli, cialdini, biscottini all’anice o con mandorle, calzoncini dolci al profumo d’arancia, arance candite, pan melato della priora, mostaccioli e diverse confetture di limone, di mandorle verdi o di noci.”

Intanto, prima di occuparci del dessert, partiamo da un primo piatto, che non senza ironia, Suor Maria Vittoria chiama Strozzapreti. Un’ennesima variante sul tema “gnocchi”:

Strozzapreti

Per gli gnocchi      300gr. farina     70 gr. pangrattato scuro  sale      acqua calda q.b.

Per il condimento:   150 gr. gherigli di noce         un cucchiaio di pangrattato      sale e pepe

Si fa una pasta morbida con tutti gli ingredienti.

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Poi si taglia a tocchetti che si svuotano sul retro della grattugia. Vanno lessati in acqua bollente salata per pochi minuti.

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Condire con la salsa alle noci: mettere nel mixer le noci e il pangrattato allungare con acqua calda e aggiustare di sale e pepe.

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E’ una ricetta rustica per appetiti robusti, ne bastano pochi….  Non ho resistito alla tentazione di aggiungere dell’olio EVO alla salsa per renderla più cremosa, ma in teoria non ci andrebbe.

 

 

 

 

 

 

Le citazioni sono tratte da “Donne e cibo”, di M. G. Muzzarelli