Crespelle per i Lupercalia

Crespelle per i Lupercalia

Nell’anno 492, a Roma venne eletto un papa di origine africana, Gelasio I, che era nato in quella che oggi si chiama Algeria, ma che all’epoca faceva parte dell’Impero Romano (o almeno di quel che ne restava). La storia ci dice che combatté strenuamente il paganesimo e che tentò una riforma della vita morale e religiosa delle popolazioni italiane e soprattutto del  clero del suo tempo. La tradizione lo vuole profondamente umano, generoso ed altruista per aver diviso tutte le sue sostanze con i poveri, salvando la città di Roma dalla carestia.

Nella sua personale lotta contro il paganesimo, va ricordata la soppressione dei Lupercalia, feste della purificazione in onore del dio Fauno (in latino Luperculus), che terminavano il 15 febbraio con il rito  della februatio, purificazione della città dagli influssi malefici:

Nudi, i giovani detti Luperci correvano follemente sferzando con la februa (la pelle del capro sacrificato)le donne sterili. I protagonisti di questo rito di di fecondazione e propiziazione erano un collegio di iniziati collegati…al lupo. Erano consacrati a Pan ed erano maschere demoniache

F. Cardini

I riti pagani vennero proibiti specialmente a Roma dove erano molto seguiti: al suo posto la Chiesa istituì la festa della Candelora, per la purificazione della Vergine Maria, con la benedizione delle candele, il 2 di febbraio.

Dal punto di vista gastronomico, questa papa non dà grosse soddisfazioni: era molto parco, mangiava pochissimo e preferiva digiuni e preghiere. Ma…qualcosa di interessante c’è, almeno stando ad un’altra leggenda: proprio in un freddo febbraio del 493, arrivarono a Roma pellegrini francesi per festeggiare la nuova festa cristiana. Il loro numero era però molto alto e quindi ci si trovò in grossa difficoltà per poterli sfamare tutti. Il papa decise allora di donare loro delle derrate alimentari che consistevano in uova, latte e farina; mescolando questi ingredienti vennero preparate delle frittatine, quelle che oggi chiamiamo crepes.

“I pellegrini, sfamati e contenti, pregarono con molta devozione, sfilarono in processione con le loro candele accese levando al cielo inni di giubilo. Grati al buon pontefice, se ne tornarono a casa pieni di entusiasmo per Roma, ma anche per quel buon cibo generosamente offerto e che avevano molto gustato.”

La prima ricetta di crispellas si trova nel trecentesco Liber de Coquina e suona così:

Crispellas sic fac: habeas farinam albam distemperatam cum ovis, addito safrano. Et pone ad coquendum in lardo tantum; et quando decocte fuerint, pone desuper zucaram vel mel. Et comede.

Ho già scritto di questa ricetta, ma repetita iuvant

Crispellae

130 gr farina, 3 uova, 3 dl latte, sale, zafferano, 40 gr burro, 3 cucchiai di zucchero o miele per finire

Amalgamate le uova con latte e farina; aggiungete 20 gr di burro fuso, un pizzico di sale, zafferano e un cucchiaio di zucchero. Lasciate riposare la pastella per un’oretta.

Scaldate la padella, imburratela e versare il composto a cucchiaiate, per fare delle crespelle. Si servono calde con zucchero o miele tiepido. Et comede. Per un sapore più medievale provate a cuocerle in padella con il lardo al posto del burro.

Il termine crispella deriva forse dal latino crispus, che significa arricciato. Si serviva con gli entremets, prima del dessert, in versione sia dolce che salata; potevano essere arricchite con formaggio, pesce o anche carne macinata, ingredienti che venivano sminuzzati ed incorporati alla pastella di farina, uova, acqua o latte o latte di mandorle, con l’aggiunta talvolta di lievito. Sono quindi delle frittatine cotte in padella nel lardo fuso o in olio bollente: l’idea di arrotolarle e farcirle è successiva e stavolta, probabilmente, di origine francese. Magari di qualche romeo sfamato da papa Gelasio, tornato oltralpe a casa propria…

Le note storiche sono tratte da “Buon appetito santità” di Rinaldi-Vicini e da “La cucina medievale” di E. Carnevale Schianca