Carnevale ferrarese

Carnevale ferrarese

Siamo a Ferrara, in una serata di febbraio, domenica del 1537. Il famoso cuoco Cristoforo di Messisbugo è all’opera per allestire un magnifico banchetto di Carnevale.

Invitati ai festeggiamenti, 51 persone solo alla prima tavola, cioè i vip, gli ospiti importanti, tra cui il conte Galeazzo, due cardinali e vari gentiluomini e gentildonne. Mentre nel Medioevo le donne non partecipavano ai banchetti, nel Rinascimento le cose cambiano e le signore sono ammesse alle cene, anche se spesso in tavole separate.

Molto interessante l’apparecchiatura: intanto si stendono due mantili, (due tovaglie) sulle tavole, sicuramente dei semplici tavolati di legno su treppiedi che venivano smontati e rimontati all’occorrenza. Appaiono i tovaglioli personali e poi saliere, coltelli e tondi, cioè dei piatti tondi che segnalavano il posto a tavola. Nel Medioevo erano sostituiti da taglieri rotondi o quadrati, di legno o di materiali più pregiati.

Per cadauna posta, pane intorto uno, un boffetto per persona, un pezzo di marzapane biscottato e un mazzetto di fiori.

Al momento di accomodarsi, gli ospiti troveranno già apparecchiato un panino e dei biscotti dolci, usanza che per noi, forse, risulta stonata, ma nel Rinascimento il dolce accompagnava tutto il banchetto, perchè si diceva “zucchero non guasta mai menestra“. Il motivo dell’uso massiccio di zucchero nella cucina rinascimentale sta nelle rinnovate ed ampliate coltivazioni di canna da zucchero.

Comincia il banchetto per il quale sono previsti sei servizi, per la verità non molti per l’epoca, in cui verranno servite pietanze calde e fredde, dolci e salate, in una specie di grande buffet servito dove ognuno mangia scegliendo in base ai propri gusti. I cibi sono serviti su grandi vassoi in numero pari, 14 o 32, avendo cioè ogni commensale un vassoio in comune con due o tre altri ospiti.

La varietà di cibi per le prime tre vivande è grande: insalate, pastelli di carne, fagiani arrosto, cinghiali, pernici, capponi in salsa, conigli e vitello. Poi acqua odorifera alle mani e arrivano le sfiziosità per stimolare l’appetito degli ospiti che hanno di sicuro la pancia piena: ostriche fritte, olive, biscotti, marzapani, pastelli di frutta, gelatine, confetti e frutta secca e fresca.

Probabilmente saranno seguiti balli e musiche fino a notte fonda, anche se per questo banchetto Messisbugo non ce ne dà notizia. Di certo sappiamo che mancava ancora da servire dello zucchero nella forma di acqua zuccherata, canditi e frutta secca che di solito venivano serviti a notte inoltrata nella cosiddetta collazione, utile per rinfrancare lo spirito e i corpi affaticati dal ballo.

Il termine è passato nell’italiano moderno come colazione, ed è forse proprio per questo che la colazione all’italiana sia composta da dolci, marmellate e succhi.